Articolo di Maria Forte

Madre Giulia, apostola della modernità

di Maria Forte

Tra le tante espressioni o formule con le quali è possibile descrivere Madre Giulia, una delle più significative, capace di sintetizzare l’esperienza umana e spirituale della santa, è quella utilizzata dal biografo e postulatore della causa di canonizzazione Nunzio D’Elia che la definisce «apostola della modernità».

Madre Giulia è sicuramente apostola, cioè inviata: come tale, è pronta a de-localizzarsi, cioè ad abbandonare ogni certezza per compiere l’unica sua certezza: la missione catechistica che avverte, fin da giovanissima, come urgente e imprescindibile nel tempo difficile nel quale vive.

La sua identità di genere e di formazione culturale e religiosa ne fa un soggetto di frontiera: come ricorda D’Elia «è una donna laica che si muove con profetico spirito di iniziativa apostolica in un terreno tradizionalmente solcato dai religiosi» (Nunzio D’Elia, Santa Giulia Salzano, ed. San Paolo, Cinisello Balsamo 20102) .

E’ donna, laica, educatrice (nella doppia veste di insegnante e di catechista), in un contesto sociale, politico ed ecclesiale nel quale ognuno di questi caratteri è problematico : lei interpreta ciascuno dei ruoli che la caratterizzano valorizzandone la dimensione propositiva, senza lasciarli rinchiusi negli stereotipi del suo tempo.

Con coraggio e determinazione li emancipa da quello che era il loro denominatore comune e cioè la subordinazione.

Madre Giulia, apostola della modernità, non è un’insubordinata né una ribelle, ma ha saputo interpretare e vivere profeticamente la virtù dell’obbedienza, fondamentale nella sua opera, scindendola dalla subordinazione.

Ne è testimonianza il difficile rapporto con  don Modesto Catalano, designato quale Superiore dell’Opera catechistica, che culmina  con una lettera del 16 ottobre 1907, nella quale il sacerdote chiedeva a madre Giulia, «di dipendere [da lui, in quanto superiore, n.d.r.] come una bambina, completamente, assolutamente, impreteribilmente, e non nelle cose spirituali soltanto, ma nelle temporali ancora, non soltanto nelle cose personali, ma eziandio in quelle dell’opera e dell’Istituto, non solo nelle cose di gran momento, ma anche nelle cose più minute. … Sottomissione intera, cioè di giudizio, di volontà, di azione, non giudicando, non volendo, né operando, se non col giudizio, con la volontà, con l’opera della persona che Dio le ha mandata» (ivi). La chiave di lettura per interpretare questa affermazione è data ancora da D’Elia, il quale ricorda che «Giulia era mossa da una profonda aspirazione al bene e, pur se obbediente, non poteva consentire che la sua intuizione apostolica, volta fondamentalmente alla divulgazione del catechismo, fosse in qualche modo considerata secondaria o addirittura compressa dalla volontà di incanalare il nuovo Istituto nel solco  tradizionale dell’esclusivo perfezionamento personale» (Ivi).

Gli atti del processo per la canonizzazione ce la descrivono, come ricorda D’Elia, «attenta nell’amicizia e amante della verità, la Santa praticò con esattezza anche l’obbedienza, innanzitutto nei confronti della madre, poi nei confronti del clero, conciliandola con la fermezza e la fortezza» (Ivi).

Madre Giulia ha esercitato il suo ministero di «Apostola della modernità» anche rispetto alla comprensione del ruolo e della identità  della catechesi.

Quella di donna Giulietta, come era chiamata, è stata una catechesi integrale: ha avuto ben presente il fatto che le direttrici della catechesi fossero la fede, la speranza e la carità, ed ha saputo testimoniare (e non soltanto insegnare) le tre virtù nella loro integralità e, soprattutto, nella consapevolezza della impossibilità di scindere l’una dall’altra.

Proprio in merito alla testimonianza resa attraverso la sua esistenza, con una ispirazione che potremmo definire paolina [cfr Inno alla carità, 1 Cor 1-13 : «Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità»], ha fatto della carità il filo conduttore e l’architrave della sua opera. D’Elia ricorda che «L’amore per Dio non restò chiuso in sé, ma si aprì con generosità nei confronti degli altri, sicché alla contemplazione si unì sempre un’azione» (Ivi).

L’affermazione è confermata anche da una delle testimoni del processo apostolico, la quale dice che «Amando Dio, donna Giulietta non poteva non amare il prossimo» (Ivi).

Uno dei tanti possibili esempi dell’esercizio della carità viene in occasione della Prima Guerra mondiale quando, come ricorda D’Elia, «madre Giulia diventava più operosa del solito, mettendo a disposizione dei soldati la casa e la chiesa che lasciava aperta tutti i giorni, affidando ad alcune signore, aggregate all’Istituto, di provvedere alle loro necessità materiali e spirituali» (Ivi).

La chiarezza interiore che le ha consentito di vivere la catechesi come frutto necessario dell’amore di Dio ha dato alla sua missione un ulteriore carattere di modernità: ella ha voluto con forza, ma anche con spontaneità, che la catechesi fosse incarnata, capace di dare vita alle formule dottrinali e  di assumere il coraggio di farsi Storia.  Lo chiarisce il ricordo del signor Francesco De Paola, teste del processo ordinario, il quale afferma: «Visitava gli infermi e soccorreva i poveri, non solo per naturale sentimento, ma soprattutto per motivo soprannaturale. Si recava anche nelle case dei poveri, e con più frequenza, sapendoli infermi, sovvenzionandoli con biancheria, medicine, cibi e tutto l’occorrente che andava mendicando dai benestanti, non risparmiandosi nessuna fatica e umiliazione per venire incontro agli infermi ed ai poveri in generale. Faceva per i poveri la raccolta del pane di S. Antonio e si industriava in mille modi per soccorrerli» (Ivi).

La carità verso il prossimo non è stata interpretata da madre Giulia esclusivamente come il provvedere alle necessità materiali, ma, come afferma ancora D’Elia, «il segno più evidente della carità verso il prossimo è la preoccupazione e l’impegno per la sua salvezza eterna. La preoccupazione della salvezza delle anime  si esplicitava nell’esigenza di istruire tutti nei misteri della fede … Di qui la costante ricerca di assicurare e favorire la diffusione del catechismo» (Ivi).

La definizione di «Apostola della modernità» può essere ulteriormente declinata, fino a divenire una lezione per la cosiddetta postmodernità: attenta alle esigenze del tempo nel quale vive e, oggi diremmo, del territorio, comprende che la catechesi è viva se incontra le persone nel concreto del loro esistente:

«Perciò volle istruire nelle verità della fede, attraverso il catechismo, in un primo tempo i fanciulli e le giovani, quindi gli anziani; per questi ultimi ella faceva dei corsi particolari nel pomeriggio e anche a sera, per poter raccogliere coloro che erano impediti a causa delle occupazioni domestiche e del lavoro» (Ivi). La modernità e l’attualità stanno nella sua capacità di «andare verso», come abbiamo  scritto all’inizio, di de-locatizzarsi: istituire corsi in orari diversi, destinati a tutti, fanciulli, uomini, donne,  è il segno del suo saper guardare il mondo e intercettarne gli stili; ma ha capito anche l’importanza di una catechesi che accompagnasse in tutte le stagioni della vita.

Madre Giulia è stata e continua ad essere «Apostola della modernità» per la sua capacità di sguardo «globale» e per la convinzione che ogni tempo della vita sia adatto, anzi, destinato all’impegno. Rivolgendosi alle sue suore dà un indicatore di direzione esistenziale a cui tutti possono guardare per orientare il proprio agire: «Non limitate la vostra opera personale allo stretto orizzonte abbracciato dal vostro sguardo, perché il Signore l’ha distribuita per tutti gli anni, per tutte le settimane e per tutti i giorni della vita che vi ha destinata; a voi non chiede che una cosa sola: che facciate il vostro dovere fedelmente, momento per momento. Egli vi vuole sempre pronte, coi lombi cinti, la fiaccola in mano, nell’attesa di lui e badate che il Figlio dell’uomo verrà quando meno pensate»  (Santa Giulia Salzano (a cura di Nunzio D’Elia), La gioia della santità. Pensieri e massime, San Paolo, Cinisello Balsamo 20102).

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Relazione di Vittoria Caso

RELAZIONE – MADRE GIULIA SALZANO

 “La santità è apparsa più che mai la dimensione che meglio esprime il mistero della Chiesa….essa rappresenta al vivo il volto di Cristo”. Così si esprime il compianto G.Paolo II  Nella Lettera Apostolica Novo Millennio ineunte

 E ancora, un  passaggio della Lumen gentium , riferendosi ai beati e ai santi , precisa “Nella vita di quelli che, sebbene partecipi della nostra natura umana, sono tuttavia trasformati nell’immagine di Cristo (Cfr 2 Cor 3, 18), Dio manifesta vividamente agli uomini la sua presenza e il suo volto. In loro è egli stesso che ci parla e ci mostra il segno del suo regno, […verso il quale, avendo davanti a noi un tal nugolo di testimoni (Cfr Ebr 12, 1) e una tale affermazione della verità del Vangelo, siamo potentemente attirati” (LG50).]

Quel volto attraverso il quale Dio ci ha manifestato la sua presenza e per il quale siamo qui riuniti è Giulia Salzano, che il prossimo 17 ottobre sarà canonizzata.

 Il libro di Don Nunzio D’Elia dal titolo “SANTA GIULIA SALZANO – DONNA PROFETA DELLA NUOVA CATECHESI” ci offre l’opportunità di conoscere meglio Giulia e  di riflettere assieme su aspetti e momenti peculiari della sua vita  e della sua santità.

 Sarei tentata di iniziare con “ C’era una volta …così, infatti, iniziano tante fiabe che hanno accompagnato la nostra infanzia  ed hanno alimentato l’immaginario collettivo di intere generazioni, attraverso esempi edificanti da imitare ed emulare . Anche Giulia ha una storia alle spalle che può sembrare fiabesca, ma, al contrario, è realtà viva e vera che dura ancora oggi.

Giulia, battezzata Giulia Elisabetta Maria, vide la luce il 13 ottobre 1846, da papà Diego, uomo di salda moralità, capitano irreprensibile dei lancieri nell’esercito borbonico di Ferdinando I, e da Adelaide Valentino, di nobili origini. Nacque a S Maria Capua Vetere, all’epoca denominata CASALE DI SANTA MARIA MAGGIORE, uno dei più ameni luoghi dell’agro capuano -secondo il Giustiniani- sorto intorno alla CHIESA DI SANTA MARIA, risparmiata dalle devastazioni e dai saccheggi operati dai barbari.

La vita di questo centro ha una forte connotazione religiosa: fu, infatti, sede cardinalizia e fa ancora oggi parte dell’arcidiocesi di Capua.

L’atmosfera che si respirava in casa Salzano era di fiducioso e sereno attaccamento ai principi della chiesa, essendo entrambi i genitori ferventi cristiani. Ciò diede alla piccola Giulia sicuramente una base religiosa ben radicata che le prospettive anticlericali e razionalistiche che già iniziavano a diffondersi non potevano scalzare, ma al contrario solo rinforzare.

La fede vigorosa che nutriva la sua famiglia si alimentava anche del culto mariano, stimolando una pietas calda e affettuosa, in una prospettiva alfonsiana, di tenerezza e misericordia.

Il dolore purtroppo non risparmiò la piccola Giulia, che, quarta di sette figli, a soli 4 anni perse il padre e il fratello primogenito; tra gli 11 e i 12 anni altri due lutti la segnarono con la perdita   di  Mario, il fratello più piccolo e Francesco, il secondogenito.

Dopo la morte del padre, probabilmente intorno al 1850, fu affidata al Regio Orfanotrofio di S. Nicola la Strada presso Caserta, che ospitava gratuitamente le figlie dei benemeriti militari; preghiera, studio, vita comunitaria scandirono le sue giornate con particolare attenzione al catechismo, fino ai 15 anni.

Era il 1861 quando lasciò l’educandato, che, colpito dalle leggi eversive, vide le suore della carità espulse e Giulia ritornare in famiglia.

Nella sessione estiva degli esami di stato del 1864, presso il regio istituto normale di Caserta, Giulia conseguì il diploma di maestra.

Le scuole di formazione dei maestri, infatti, erano denominate scuole normali, per effetto della legge Casati del 1859, che istituì 18 scuole normali di durata triennale. Una volta conseguito questo diploma, Giulia assieme alla famiglia, nel 1865, si trasferì a Casoria, in un’abitazione in via Cavour.

L’allora sindaco di Casoria Paolo Rossi le conferì l’incarico di maestra municipale. La legge, infatti, affidava l’istruzione elementare gratuita e obbligatoria, (art.317) ai comuni, – al Parroco, invece, d’accordo con il sindaco, spettava esaminare gli allievi nell’istruzione religiosa.  Riguardo all’assunzione dei maestri e delle maestre la legge stabiliva che per essere nominati dovevano avere oltre l’idoneità all’insegnamento anche doti di provata moralità. E’ pertanto assai significativo che Giulia Salzano fosse nominata su suggerimento dell’allora preposito curato della collegiata parrocchiale di S. Mauro D. Arcangelo Paone.

Cominciò a Casoria, allora centro rurale, una nuova vita, anzi, oserei dire un percorso in crescendo, costellato di eventi che porteranno Giulia a divenire un modello ineguagliabile e ineguagliato, creando una comunità di catechiste permanenti e alimentando Un gran fervore di attività, che nel libro di Don Nunzio sono descritte con dovizia di particolari.

La bella fiaba della vita di madre Giulia termina, quando, all’età di 83 anni, esaminati più di 100 bambini che devono essere ammessi alla Prima Comunione, all’alba del mattino successivo, il 16 maggio 1929, muore serenamente, fedele fino in fondo al suo proposito: “Farò catechismo finché avrò un fil di vita”.

Il periodo in cui Madre Giulia è vissuta: 1846 – 1929, merita di essere tracciato in maniera più dettagliata, affinché sia possibile cogliere appieno l’indomito coraggio di Giulia nell’insegnare la parola di Dio, sia quella tramandata dagli apostoli, sia quella affidata al magistero della chiesa .

 “Dio ci ha creati per conoscerlo, amarlo e servirlo in questa vita”, ma troppi non arrivano a conoscere Dio per mancanza d’istruzione religiosa- è la sua amara ma realistica constatazione e perciò a Casoria Giulia non si limita a essere solo una brava maestra: trova il tempo per portare la parola di DIO, a bambini e a ragazzi, a uomini e donne di ogni classe  sociale e di ogni età.

Ne occorreva davvero di coraggio, per insegnare la parola di Dio in quel momento storico.. Dopo, infatti, la prima ondata anticlericale Napoleonica, che portò alla soppressione degli Ordini Religiosi, una seconda ondata persecutoria fu opera del Parlamento del nuovo Regno d’Italia.

Tra il 1846 e il 1929 gli eventi che hanno scosso l’Europa e l’Italia in particolare,   sono stati eccezionali: il ’48, è l’anno in cui la scintilla rivoluzionaria – chi non ricorda i famosi moti ? – infiamma i patrioti di gran parte del suolo europeo che scendono in piazza  anche in Italia  per chiedere a gran voce garanzie costituzionali e liberali .  Il ’48 non risparmia Roma e Pio IX dopo aver promulgato lo statuto, il 13 marzo 1848 , sarà accolto   nel Regno di Napoli, a Gaeta, e per 18 mesi l’arcivescovo Sisto Riario Sforza diverrà il suo angelo custode, nelle dimore reali di Portici e Napoli. 

Ma il cammino della storia procede inesorabile e le prime guerre d’indipendenza conducono i Savoia a sposare pienamente la causa italiana.  Tra il 1860 e il 1861, attraverso l’impresa dei mille, si giunge alla nascita dello stato unitario, che se da una parte sigla una vittoria per i liberali, dall’altra avvia un momento difficile e travagliato per il cattolicesimo.  L’arcivescovo S. Riario Sforza, allora punto di riferimento per il clero partenopeo, e  guida anche per Giulia, non volle riconoscere il nuovo regime scaturito con l’ingresso di Garibaldi a Napoli il 7 settembre 1860, né l’annessione del Regno delle Due Sicilie al Piemonte; così iniziò per lui un esilio sofferto, che durerà a lungo (fino al 1866, ) dal quale, tuttavia, egli Proseguirà la sua opera pastorale, in contrasto con la stampa anticlericale e liberale, ponendo il clero di Napoli all’avanguardia in questa forma di apostolato.

Il processo di laicizzazione andrà avanti fino a indurre nel 1866 all’esproprio dei beni degli ordini religiosi e all’incameramento dei beni ecclesiastici da parte dello stato, inasprendo una situazione che toccherà il culmine tra il 1870 e il 1871 con la breccia di Porta Pia e la presa di Roma da parte del governo italiano che determinerà la fine del potere temporale dei papi. Conseguentemente Pio IX si esprimerà negativamente circa la partecipazione dei cattolici italiani alla vita politica dello Stato attraverso il famoso “non expedit”, Decreto della Curia romana, emesso il 10 settembre 1874. Si aprirà di conseguenza una vexata quaestio fra stato e chiesa, fra cattolici e liberali che durerà  a lungo e si rifletterà sull’insegnamento della religione cattolica.

–         [nel 1888 un decreto della Congregazione del Sant’Uffizio interpretava il non expedit nel senso di una vera e propria proibizione., non licet

–         Nel 1905 Pio X nell’enciclica Il fermo proposito concedeva ai cattolici la partecipazione alla vita politica purché fosse approvata dai vescovi locali.

–         Nel 1919 Benedetto XV consentiva ai cattolici di entrare nel Partito Popolare, revocando implicitamente il non expedit.]

In più, Nel 1876, una nuova svolta laica: la destra storica lasciava il potere alla sinistra che certamente non era favorevole alle forze clericali e la legge sostenuta dal ministro Michele Coppino del 1877, se da una parte sanciva il principio che istruire i cittadini era interesse dello stato, dall’altra, essendo per una scuola laica, era sfavorevole all’istruzione religiosa nelle scuole.

Un successivo decreto, infatti, del 1888 abolì del tutto la religione cattolica nelle scuole, in pratica, la Relazione a S.M. sulla riforma dei programmi per le scuole elementari del ministro Boselli affermava: “lo Stato non può fare, né direttamente né indirettamente una professione di fede, che manchevole per alcuni, sarebbe soverchia per altri” . 

Tale impostazione fu confermata nel 1894 dal ministro Guido Baccelli.

I programmi del 1905, poi, scritti dal filosofo Francesco Orestano, segnavano la definitiva espulsione dell’insegnamento della religione cattolica dalle scuole statali.

Tuttavia il regio decreto  del 6 febbraio 1908, n. 150 attenuò il veto, a vantaggio  della facoltatività dell’insegnamento religioso che doveva essere impartito “a cura dei padri di famiglia che lo richiedessero”

Il 14 gennaio 1908 veniva approvato a Roma questo ordine del giorno: “Il Consiglio Comunale di Roma fa voti perché Governo e Parlamento, in coerenza alle leggi vigenti, dichiarino esplicitamente estranee alla scuola primaria qualsiasi forma d’insegnamento confessionale”.

Solo nel 1923, Giovanni Gentile, con la riforma della scuola, rese obbligatorio l’insegnamento della religione cattolica [con decreto reale del 1° ottobre 1923, n 2185, garantendo l’astensione agli alunni che professavano altre fedi, (circolare attuativa del 5 gennaio 1924).

Con il concordato del 1929 si reintroduceva e rendeva obbligatoria l’ora di religione anche nelle scuole medie e superiori, quale «fondamento e coronamento dell’istruzione pubblica».

[La legge del 5 giugno 1930, n. 824 esecutiva dell’art. 36 del Concordato tra stato e chiesa  stabiliva che “l’insegnamento della religione è conferito per incarico annuale, dal primo ottobre di ogni anno al 30 settembre dell’anno successivo, dal capo dell’istituto, inteso l’ordinario diocesano. L’incarico è affidato a sacerdoti e religiosi approvati dall’autorità ecclesiastica; in via sussidiaria, a laici riconosciuti idonei dall’ordinario diocesano”.]

E’ ovvio che Il riflesso di questi avvenimenti s’intrecciò con la vita della nostra Giulia fin da quando fu costretta a lasciare l’educandato, travolto  dal processo di  laicizzazione dello stato e di secolarizzazione della società da poco iniziato

il clima di ostilità alla chiesa  si avvertì con sofferenza anche a Casoria, per cui occorse grande forza d’animo a Giulia per insegnare la conoscenza della verità della fede cattolica attraverso l’attività costante e incessante della catechesi, Mentre l’insegnamento della religione nelle scuole  era in evidente difficoltà

In verità, Giulia ebbe modo di consultarsi anche con altre figure, sia maschili che femminili, che desideravano diffondere il Vangelo, prima con l’esempio della loro santa vita e poi con l’insegnamento, l’assistenza, l’aiuto agli orfani, agli ammalati, ai poveri e quanti altri, in quei tempi di sconvolgimenti politici e sociali, avessero avuto bisogno di un sostegno spirituale e corporale                  ..
Accrebbe la sua forza e il suo vigore Ludovico da Casoria che la incoraggiò a non abbandonare i fanciulli a se stessi, Mentre Su suggerimento del cardinale Sisto Riario Sforza, contattò Caterina Volpicelli.      La comunione spirituale con la Volpicelli sicuramente fu di straordinaria importanza nella maturazione della scelta vocazionale di Giulia, che riuscì a  leggere più chiaramente in se stessa quale dimensione dare alla sua azione apostolica.

Altri degni uomini di chiesa quali Giuseppe Piccirelli, Bonaventura Maresca, Giuseppe Muller, come anche Guglielmo Sanfelice, successore dello Sforza, furono  per lei guide preziose, sia nei momenti di attività incessante che nel momento della malattia  e l’aiutarono a trovare la sua strada, non priva di ostacoli e sofferenze e a compiere la scelta della dimensione catechistica, dalla quale nessuna categoria di persone era esclusa, convinta che la lettura, la riflessione , la meditazione sulle sacre scritture è indispensabile nutrimento spirituale.

 Vi fu nel 1893 il grande traguardo della Fondazione della Pia Casa Catechistica, trasferita poi in p.zza Pisa-

Il 21 novembre 1905, Giulia e sette compagne presero il velo, nucleo iniziale delle future Suore Catechiste Del Sacro Cuore, cui in breve tempo si aggiunsero altre giovani.

Il Cammino verso la definitiva organizzazione della comunità, intrecciandosi tra il 1915 e il 18 anche con il drammatico momento della prima guerra mondiale, fu lungo e costellato di ostacoli, che amareggiarono Giulia, ma non la fecero desistere mai dal suo santo scopo, sostenuta da incrollabile fede e costante tenacia.  Molti dei giovani che partivano per il fronte si stringevano a lei prima della partenza o durante brevi licenze, dei tanti che non tornarono più Giulia sostenne le madri.

L’attività della Congregazione, guidata con abnegazione totale da madre Giulia Salzano, era incentrata soprattutto sull’insegnamento catechistico e sulla devozione all’Eucaristia ed al Sacro Cuore; certamente in quei tempi così lontani, madre Giulia anticipò la spinta e l’importanza che oggi la Chiesa da’ alla Catechesi a tutti i livelli e ad ogni ceto sociale; ogni giorno della settimana era impegnata nei vari incontri e quando chi la vedeva affaticata e stanca, cercava di distoglierla, ella reagiva dicendo: “La suora catechista  deve sentirsi sempre pronta in tutte le ore per istruire i piccoli e gli ignoranti; non deve misurare i sacrifici che richiede tale ministero; dovrebbe desiderare di morire sulla breccia, se così piacesse a Dio”: queste testuali parole, profetiche oltre che emblematiche del pensiero e dell’attività di  Giulia Salzano, risuonano oggi più di allora come un manifesto programmatico            .
La preghiera fu il rifugio e il conforto, la fonte del vigore interiore, il contatto con il sacro cuore di Gesù, la strada verso la provvidenza e l’altissimo

Madre Giulia Salzano continuò fino in fondo il suo apostolato, dispensando consigli a quanti aprivano il loro cuore alla sua accogliente comprensione; per tutti, giovani, soldati, mamme, aveva parole di conforto ed incoraggiamento.                       .
Giulia morì a Casoria il 17 maggio 1929; la sua Congregazione si è diffusa, non solo in diverse città italiane, ma anche in altri Stati: Cànada, Brasile, Filippine, Perù, India, per promuovere ovunque Evangelizzazione e Promozione umana             .                     Giovanni Paolo II° l’ha proclamata beata il 23 aprile 2003 indicandola come “Donna Profeta della Nuova Evangelizzazione, unica figura di fondatrice a esprimere il carisma della catechesi” in quanto con la sua azione educativa “ ha anticipato in un certo senso, le istanze della nuova evangelizzazione additata alla Chiesa dal Concilio Vaticano II” (L’Osservatore Romano, 28-29 aprile 2003, p. 9).

Questa fervida e appassionata operaia della vigna di Dio, che il 17 ottobre prossimo sarà proclamata santa, sicuramente ci sta guardando dal suo angolo di Paradiso e semplice e schiva non sarà per nulla contenta delle lodi che stiamo tessendo per lei, ma sarà certamente lieta del messaggio che vogliamo trarre dalla sua emblematica esperienza.

Basta con l’egoismo, l’avidità, la sete di potere! Basta con l’etica del do ut des e dell’usa e getta!!! : falsi miti del nostro tempo.

Fondiamo un neoumanesimo calibrato sulla persona umana in vista del bene del singolo e dell’intera società. Facciamo anche noi come Giulia della promozione umana e personale di ciascuno e di tutti la nostra bandiera.

anche nel cuore più arido Giulia riusciva ad accendere la luce dell’amore.

Amici, Oggi più di allora abbiamo bisogno che questa luce illumini il nostro cammino.

 Vittoria Caso

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25 giugno 2010 – Presentazione del libro sulla figura di Madre Giulia

Il 25 giugno 2010 si è svolta in Casa Madre a Casoria la presentazione del libro sulla figura di Madre Giulia Salzano.

Pubblichiamo di seguito alcuni contributi:

» Presentazione di Madre Roberta
» Presentazione del Postulatore
» Galleria Fotografica

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19 febbraio 2010 – Concistoro Canonizzazione

 

Giulia Salzano:

Nuova Santa alla Diocesi di Napoli il 17 ottobre 2010

Sembra risuonare ancora forte nel silenzio di Piazza S. Pietro, la voce tuonante di Giovanni Paolo II quando, durante l’omelia della celebrazione di Domenica 27 aprile 2003, dichiarava 6 nuovi Beati, tra cui Giulia Salzano.
“Che dire, poi, della Beata Giulia Salzano?

Precorrendo i tempi, fu una apostola della nuova evangelizzazione nella quale unì l’azione apostolica alla preghiera, offerta senza sosta specialmente per la conversione delle persone «sofferenti».
Questa nuova Beata ci incoraggia a perseverare nella fede e a non perdere mai la fiducia in Dio, che tutto opera. Chiamati ad essere gli apostoli dei tempi moderni, possano i credenti ispirarsi anche alla Beata Giulia Salzano «per infondere in tante creature la carità immensa di Cristo»” (Ai pellegrini convenuti a Roma disse: “Il mio pensiero va, infine, a voi, carissimi fratelli e sorelle che esultate per la Beatificazione di Giulia Salzano, e specialmente alle Suore Catechiste del Sacro Cuore, da Lei fondate.

Con indomito coraggio, la beata Salzano seppe indirizzare la sua azione educativa a tutte le categorie di persone, senza distinzione di età, ceto sociale, professione, anticipando in un certo senso le istanze della nuova evangelizzazione additata alla Chiesa dal Concilio Vaticano II” (Già il Cardinale Ursi, Arcivescovo di Napoli, a conclusione del Processo Apostolico nel 1977 aveva auspicato la proclamazione a “Protettrice dell’Azione Catechistica per i fanciulli e per gli adulti della nostra chiesa di Napoli”.

Ora possiamo veramente affermare tutte queste prerogative presenti nella Beata. Ci avviciniamo al giorno della canonizzazione, che è il 17 ottobre 2010. Infatti, Papa Benedetto XVI ha presieduto il Concistoro ordinario pubblico, presenti Cardinali, Vescovi, Ufficiali della Congregazione delle Cause dei santi, postulatori e religiosi/e e laici interessati anche per gli altri Beati.

Durante tutta una liturgia, l’ora media, cantata in latino e gregoriano, il Prefetto, S. Ecc.za Mons. Angelo Amato, ha letto la perorazione della causa tracciando sinteticamente la biografia. Poi il Papa ha chiesto ai Cardinali e Vescovi presenti il parere sull’opportunità a procedere per iscrivere nell’albo dei santi i nuovi, stabilendo la data della canonizzazione il 17 ottobre p.v.

Nella commozione di tutti i presenti è terminato il rito alle ore 12.00. A seguito della decisione della data ora bisogna organizzare un programma che tenga presente gli aspetti esterni della festa e quelli spirituali, perché non passi invano questo avvenimento.

La Congregazione delle Suore Catechiste è già all’opera per l’elaborazione di questo programma che sarà esteso per coinvolgere le Parrocchie, i decanati, la Diocesi, d’accordo con il Vescovo, perché non passi invano questa occasione.

Certamente il primo punto di riferimento è Roma, poi la Diocesi di Napoli, la Campania, luoghi ove sono presenti le Suore, nelle missioni perché Madre Giulia tocchi quanti più cuori possibile.

Casoria deve dimostrare non solo l’orgoglio, ma la gioia di aver una santa persona, punto di riferimento per tutte le situazioni della vita.
I santi non hanno bisogno di lunga presentazione, perché parla la loro vita vissuta per Dio e con Dio a vantaggio degli uomini. Pertanto, la canonizzazione della Beata Giulia Salzano, sarà una vera testimonianza che va accolta come annuncio del Vangelo di amore concreto, trovando in Lei una compagna che stimola ad un’autentica vita cristiana.

Nunzio D’Elia
Postulatore della Causa

Galleria fotografica

 

 

 

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